Per
chi non l’avesse ancora capito, questo non è il nostro primo viaggio in Colombia.
Sei anni fa siamo stati a Bogotà trentacinque giorni per venire a prendere Daniela.
Allora
il tempo era stato migliore, abbiamo foto che ci ritraggono addirittura in
maniche corte (cosa mai successa in questi cinquanta giorni di permanenza nella
capitale), la niña era una sola e la
potevi scarrozzare dove volevi, l’economia italiana era un po’ più florida e di
conseguenza anche le nostre finanze; insomma quella volta avevamo girato un bel po'. Durante questo soggiorno, quindi, abbiamo vissuto di rendita e abbiamo
deciso di toccare tappe non ancora esplorate.
La
conseguenza è stata che non abbiamo visitato i luoghi più turistici in quanto
già visti da noi e non di grande interesse per un infante e una bimba che pensa
quasi esclusivamente al parcogiochi. Per intendersi: niente Museo dell’Oro,
niente pinacoteca di Botero, niente Catedral del Sal e, credevamo, niente Candelaria, il cuore storico di Bogotà.
In compenso abbiamo visto cose a noi sconosciute e così pensiamo di aver
concluso il puzzle di offerte turistiche.
Ma
dato che "nunca dir nunca", stamattina
ci siamo trovati inaspettatamente inghiottiti dalla vita del centro.
In
realtà ci siamo stati costretti. Per carità, felicemente costretti perché ce la
ricordavamo come una bellissima zona e così ci è parsa anche stamattina.
Il
motivo è questo: quindici giorni fa avevamo ordinato dei prodotti artigianali
nel grande negozio che si trova vicino al Portal, meta di tutti i turisti e di
tutti i genitori adottivi che bazzicano da questa parti. Allora ci era stato
garantito che per giovedì 30 agosto tutto sarebbe stato pronto.
Ieri
era venerdì 31 e col piffero che abbiamo trovato quanto ordinato.
L’alternativa
era andare a visitare i negozi di artigianato del centro.
Per
andarci abbiamo chiamato il buon vecchio Ignacio che come al solito si è messo
al nostro completo servizio per accompagnarci dove volevamo (e te credo! Con quello
che si fa pagare!).
L’unica cosa diversa rispetto al solito era el carro, la sua macchina. Il mezzo
era sempre quello ma fin da quando siamo saliti abbiamo avuto il sospetto che
non sarebbe mai arrivata a destinazione. In novanta minuti di viaggio, tra
andata e ritorno, si sarà spenta almeno dieci volte e vi assicuriamo che
fermarsi nel bel mezzo di un incrocio bogotano non è la cosa più salutare che
possa capitare!
“Ignacio, todo bien?” – “Sì,
sì, no te preocupe” – “Ma el carro
tiene un problema?” – “No señor! El
motor esta un poquito frio” – “Ah,
claro Ignacio, ma fuera estan almanco dieciocho grados, es como in primavera in Italia.
Que susedaria se esto carro fusse in Italia???” – “Justo! Es la buena suerte que non esta in
Italia!”. Così abbiamo scoperto che le macchine colombiane soffrono il
freddo e che è meglio evitare di fare gite in un giorno coperto perché altrimenti
si rischia di non tornare più indietro!
Ed
eccoci, dicevamo, inghiottiti nella Candelaria.
Splendido agglomerato di palazzi e casette coloniali dai mille colori. Molte di
queste sono state recuperate e sono una meraviglia per gli occhi. Sfortunatamente
non si possono visitare al loro interno ma basta vederle dall’esterno per farsi
un’idea dei patios che vi si trovano.
Il
monumento più importante e imponente è senza dubbio la Cattedrale il cui altare è dedicato a
tal Nuestra Señora del Topo, ma
tranquilli, qui il roditore si chiama rata
quindi probabilmente si tratta di qualcosa di più sacro.
La
Candelaria si può visitare in lungo e
largo, si tratta di una decina di calle
al massimo, ma ci sono zone assolutamente proibite: una è la parte sur dove inizia, appunto, il sur di Bogotà, vivamente sconsigliato a
tutti , tranne a quelli che vivono al sur
(!); l’altra è una calle
apparentemente uguale alle altre se non fosse per un apparato militare che
forse il giorno dell’indipendenza si vede così al completo. Ci hanno spiegato
che ci sta il Palazzo presidenziale. Se a Bogotà ogni villino ha la sua guardia
privata, vi lasciamo immaginare come può essere blindata quella zona. E noi
comunque una sbirciatina oltre la cortina militare l’abbiamo data, sia mai che vedi
uscire il Monti colombiano.
Alla fine quelle cose che cercavamo non le abbiamo
trovate nemmeno qui ma è sicuramente valsa la pena di tornarci nonostante il
commento della Dani: “Allora piccola, ti piace Bogotà? Adesso che siamo stati
qui possiamo dire di aver visto tutto quello che c’era da vedere…” – “Sì, sì,
bella però devo dirvi una cosa: io la Colombia me l’aspettavo più rilassante!”.
Ma va?!?
Besos,
I
Longo
Daniela soddisfatta en su calle. Luca dopo due mesi di Colombia il tuo spagnolo ha ancora delle inflessioni venete (?!). Chiedete, por favor, il significato della Madonna del "Topo". La RAE dà cinco significati, ma nessuno sembra adatto ad una Madonna. La va a pochissimi!!! Besossssssssssss
RispondiEliminaTi assicuro che il nostro spagnolo include veneto e molto altro! Altrimenti come facciamo a divertirci???
EliminaPer il Topo chiederemo a chi sta a Bogotà da più di noi. In effetti la curiosità è rimasta pure a noi.
Vediamo che sei in linea. Ahora te llamamos o ciamemo???
besos!
Dovete sapere che in uno sperduto paesino dell'Alta Pusteria ai confini dell'Austria questa mattina si è parlato dei LONGOINCOLOMBIA. Come è possibile? I miei genitori stavano facendo colazione quando si sono trovati di fronte uno Zio di Chiara in vacanza con una ventina di ragazzi del CAI..e di cosa possono aver parlato i miei genitori con lo "zio"? Ovviamente di voi ancora in Colombia!!!!
RispondiEliminaun mega salutone a tutti voi
Il mitico zio Miche!
EliminaOh mio Dio. Ci siamo resti conto troppo tardi che questa cosa ha raggiunto dimensioni alquanto inaspettate.
Vabbè... ancora due post e poi... si torna alla realtà!!!
Adesso cominciamo a preparare una delle valigie. Mi sa che ci toccherà lasciare qualcosa qua!
A prestissimo!!!