Ne
abbiamo dette di cotte e di crude, ce ne rendiamo conto.
Spesso
l’abbiamo deriso e a volte ce ne siamo lamentati pesantemente. Ma era solamente
per il bisogno di sdrammatizzare, di riderci sopra, di vedere il lato comico di
un’esperienza per certi versi fin troppo seria.
È
stato il nostro modo di dichiarare il nostro amore per questo Paese, patria dei
nostri sogni e terra in cui, al di là di ogni previsione, fondano le radici di
metà della nostra famiglia.
Il
rammarico è di non aver completato il quadro che abbiamo cercato di dipingere
con i nostri post e di levare le tende quando ancora mancavano ancora
tantissimi argomenti da trattare come per esempio i mezzi di trasporto su cui
abbiamo raccolto un portfolio di tutto rispetto, la meravigliosa architettura
moderna dei palazzi nella zona nord, la frutta di cui abbiamo immagini dai
mille colori, i postres, i
mini-dolcetti di fine pasto che tanto ci hanno fatto ridere e a volte inorridire.
E poi le persone: ce ne sarebbe da dire per un altro paio di mesi. A volte il
ritratto della cordialità (los hombres)
a volte proprio st....e (las mujeres).
Non
ce ne vogliano i colombiani (soprattutto quelli che conosciamo!) ma questo è
stato veramente difficile da comprendere: come si possa convivere con così
tante contraddizioni. Si fanno in quattro per trovarti un posto sul banco in
chiesa e poi non c’è verso di uscire dall’edificio con il passeggino perché
nessuno si degna di farti passare.
Luca
è stato sul punto di litigare di brutto almeno con tre donne in tre diverse
situazioni mentre faceva la coda alla cassa del supermercato. La mamma ha
urlato tre parolacce di quelle brutte a un automobilista che, nella totale
indifferenza, stava tirando sotto lei, la
niña y el bebè.
Per
carità, queste cose succedono anche in Italia, anzi! Ma nel Paese che hai
deciso di amare nonostante tutto, a volte è difficile mandare giù la mancanza
di considerazione. Se dalla mia faccia è più che evidente che non ho capito una
parola di quello che mi hai detto, perché ti ostini a parlare ancora più
veloce???
E
poi ci sono le persone squisite che sono la maggiorissima parte e tra cui c’è
anche qualche donna (J).
I colombiani sono dolci e galanti, discreti e molto fieri.
Una
cosa che gli invidiamo enormemente è l’attaccamento alla propria patria. Noi
abbiamo dimenticato da troppo tempo cosa significhi essere fieri del Paese in
cui siamo nati, mentre qui dappertutto si trova scritto “fiero di essere
colombiano” oppure “hecho en Colombia”
(fatto in Colombia) e le bandiere si sprecano. Gli uomini che lustrano le
scarpe per strada hanno l’appoggiapiedi colorato di giallo, rosso e blu. Le
strutture di ogni parco giochi sono colorate delle stesse tinte e al mercado de las pulgas girano cani
vestiti col tricolore nazionale.
Ci
spiace tantissimo di aver visitato una minima parte del territorio colombiano.
Per farlo ci vorrebbe molto più tempo, un diverso equipaggiamento (leggi “meno
figli”!) e una carta di credito con un plafond molto più alto dato che in alcune
zone è davvero molto costoso (oltre che pericoloso) “avventurarsi”. Anche se
rispetto a sei anni fa ci pare di aver notato una diminuzione delle misure di
sicurezza, ci dicono che tra Farc, guerriglia e narcotraffico il livello di
pericolosità è ancora molto alto (solo la settimana scorsa sono morte sei
persone, tra cui due bambini, per l’esplosione di un ordigno piazzato nel baule
di un taxi). Alle famiglie adottive viene intimato di non fare nulla che possa
mettere grandi e piccoli in situazioni pericolose e noi non abbiamo potuto fare
altro che ascoltare questo "consiglio".
La
sensazione di perdersi qualcosa, però, rimane ed è triste che un Paese così
bello venga trattato in questo modo.
Le
migliaia di fotografie scattate, i souvenir e le decine di oggetti conservati
scrupolosamente (dai biglietti del cinema alle bustine del te alla coca, dal
pacchetto di patatine alla targhetta del primo body preso ad Ale) ci serviranno
per tenere ancora più stretti i ricordi. Siamo certi, però, che ogni singolo
istante rimarrà sempre con noi perché, nonostante le non poche difficoltà,
abbiamo vissuto ogni istante qui come un momento indimenticabile.
Dopo
più di due mesi trascorsi qui (alla fine saranno 66 giorni) è inevitabile sentirsi
come a casa propria e la nostalgia si sta già facendo avanti.
Ci
sentiamo lusingati della fortuna che abbiamo avuto e saremo eternamente grati a
questo Paese che ci ha fatto il dono più grande che si possa immaginare.
Promettiamo
di averne per sempre la massima cura e di amare eternamente il luogo in cui
sono nati i nostri sogni.
Besos,
I
Longo
La vostra "meravigliosa" avventura (pur con tutte le difficoltà incontrate) volge al termine. E' chiaro che tutto ciò che avete provato lo porterete per sempre nel cuore e tornate con un grande tesoro. Non rammaricatevi se non avete completato il quadro colombiano e sbrigatevi a tornare. A sorpresa: lo spirito di Patria colombiano, evviva le bandiere! Besos (gli ultimi virtuali)
RispondiEliminaI Longo in Verona hanno tante cose da dire ai Longo in Colombia per cui segue mail. Besos
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